Chi soffre di ipertensione è spesso una persona molto sensibile: per via della sua emotività si ritrova così ad aiutare gli altri e a mettersi talvolta in secondo piano.
Vista la sua sensibilità, ha la tendenza a rimuginare molto sulle situazioni che lo fanno soffrire, entrando in un turbine emotivo che può portare alla somatizzazione dei dispiaceri e della stanchezza sul piano fisico, con la comparsa dell’ipertensione.
Pensare costantemente ai problemi della vita a volte non aiuta.
Il corpo sta indicando che è il momento di prendersi cura di sé stessi e ritrovare la gioia, anziché mettere le necessità degli altri sempre al primo posto. L’altruismo, se estremizzato, può portare a trascurarsi oltre che al dolore di voler risolvere le sofferenze di tutti quanti, senza riuscire a farlo.
In questo caso è necessario comprendere che nessuno può risolvere i problemi del mondo intero e, anzi, è necessario lasciare agli altri la responsabilità della loro felicità, senza metterci costantemente in secondo piano.
Aiutare qualcuno non significa sostituirsi a lui, ognuno ha nelle sue mani la responsabilità della propria vita.
Inoltre, chi ha una forte emotività a volte drammatizza le situazioni sgradevoli che gli capitano, con la sconveniente conseguenza di soffrire ancora di più.
Vivendo emozioni molto intense è necessario imparare come gestirle, per evitare di farsi sopraffare e di vedere nell’ipersensibilità un impedimento, anziché un dono.
La consapevolezza di questa dinamica evita alla persona di sentirsi costantemente sotto pressione, iniziando a prendersi cura anche di sé, oltre che degli altri.